nel meno spesso vive il di più.

lunedì 1 settembre 2008

Una cosa chiamata "suicidio"

"10 settembre - Giornata Mondiale per la Prevenzione del suicidio"
Spot animato - durata: 1' 30'' (90 secondi)
Centro per lo Studio e per la Prevenzione dei Disturbi dell'Umore e del Suicidio.
Ospedale S. Andrea - Roma.
http://www.prevenireilsuicidio.it/
© 2008 by Sauro Ciantini


Evitando di scendere in particolari tecnici posso dire di aver usato lo stile più semplice e antico del mondo, quello che fu alla base del primo cartone animato realizzato dall’uomo: il disegno fotogramma dopo fotogramma. Seguendo una via, frutto di una scelta fatta professionalmente molti anni fa, che passa attraversi tre punti spesso irraggiungibili: sintesi, semplicità, e chiarezza.
Una ricetta semplicissima che in tempi di grandi effetti speciali, può assomigliare a quella di arrivare in calesse, a un grande raduno della Formula Uno.
Se proprio dovessi essere costretto a stupire qualcuno, scomoderei allora una cosa che si chiama: “Espressionismo”.
Capisco bene che l’uso di un termine così importante può apparire del tutto fuori luogo.
Perché scomodare addirittura la Storia dell’Arte per un oggetto come un cartone animato, di appena un minuto e quaranta secondi?
Infatti non lo farò, dico solo che il linguaggio espressionista si basa sull'uso di colori violenti e innaturali (il nero del tunnel nel quale si trova prigioniero Palmiro, il mare rosso sangue, l’erba velenosa verde marcio che nasce dalla parola: dolore mentale), le linee dure e spezzate (i graffi, le pennellate, il segno spontaneo e, all’apparenza, casuale). L’assenza di prospettiva classica: la scala che compare e poi si deforma in quella che si chiama “prospettiva esagerata”.
Gli spazi immaginari (ancora il tunnel), l'astrazione lirica e fantastica della realtà (ancora la scalinata, lo schizzo che bagna Palmiro e lascia una pozza rossa per terra), i fantasmi (quei piccoli ragni volanti), esseri indefiniti che scorrazzano sempre nell'animo buio e insondabile di chi ha paura.
Infine l’uso di suoni semplici quasi primitivi: il terrore del tuono e l’angoscia prodotta dall’ululato del lupo, perché in fondo siamo sì evoluti, ma restiamo sempre uomini delle caverne.

Naturalmente anche noi (io, il prof. Maurizio Pompili, ed il suo incredibile staff) ci siamo fatti degli scrupoli. Il suicidio è un argomento da brividi sulla pelle e spinoso come una patata bollente (?!). Abbiamo quindi cercato di limare il più possibile gli spigoli acuti del vero autentico “Espressionismo”, arrotondandolo, senza però perdere d'impatto e sostanza.
Ad esempio il rosso non è mai un rosso vivo, proprio per paura che su tutto quel nero e grigio risaltasse troppo: sfarfallasse, -come si dice in gergo-, diventando troppo violento.
Anche lo schizzo rosso, rosso perché prodotto da un mare color rosso, -metafora del gran numero di persone che perdono la vita con il suicidio-, è la cosa che mi piace di più di tutto lo spot, la cosa di cui vado più fiero.
Non c'è violenza in quell’attimo perché lo schizzo scorre come vera acqua marina sul corpo di Palmiro, e lo spettatore mentre è distratto da tutta quella morbidezza, vede però anche quel colore così inequivocabile che lo costringe a rimanere per un solo microsecondo in attesa (o stand by).
Se volessi usare parole che non capisco bene neanche io, direi che mentre la parte superficiale dello spettatore dice: quella è acqua perché si muove proprio come l’acqua, il rosso, da dietro le spalle, gli sussurra la verità, anche se ormai è troppo tardi perché siamo già passati nella scena successiva.
Se ad esempio togliessimo il rosso a quello schizzo, -poniamo il caso perché a qualcuno desse fastidio-, toglieremmo anche quel pizzico di violenza che un gesto come il suicidio si porta dietro e che sarebbe disonesto nascondere totalmente.
Le persone "normali", quelle che fortunatamente non hanno avuto esperienza diretta con questo problema, hanno diritto di provare quel brivido, glielo dobbiamo se vogliamo che anche loro siano finalmente sensibili a questo grave problema.

Mi hanno chiesto il perché, alla fine dello spot, Palmiro sia festeggiato solo da oggetti.
Ovviamente quegli oggetti rappresentano le sue cose, il suo mondo, e quindi tutto mi sembra abbia una logica.
Dopo però mi si è accesa una lucina in testa: quella domanda mi ha fatto notare non tanto quello che c’è ma quello in realtà manca, esattamente chi manca in quel bel momento di festa ma la soluzione me la tengo stretta per me.

Lo spot dura esattamente 90 secondi. A conferma come nel piccolo, spesso ci sta il grande, e che il poco, nasconda a volte il tanto.
Compresa passione e divertimento.

(l'immagine di questo post è la prima pietra di ogni progetto: lo schizzo. Quattro freghi che contengono già tutto quanto. Il resto è solo mestiere.)

8 commenti:

  1. Devo dire la verità (per quanto possa contare la mia, di verità): quello che più mi ha impressionato sono stati i segni, i graffi nerastri che formano il tunnel che avvolge il povero Palmiro.
    Come se qualcosa graffiasse da dentro l'anima e la scalfisse a martellate. Sono le tracce indelebili della paura e dell'angoscia che a forza di spintonarti rischiano di farti finire giù a ruzzololoni per una stratta scala.

    Bel lavoro comunque. Quanto ha richiesto, se posso permettermi, l'intera realizzazione così "all'antica" di questi 90 secondi?

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  2. La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

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  3. La ringrazio per Blog intiresny

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  4. leggere l'intero blog, pretty good

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  5. Your blog keeps getting better and better! Your older articles are not as good as newer ones you have a lot more creativity and originality now keep it up!

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  6. I will not concur on it. I think polite post. Expressly the title attracted me to review the sound story.

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