nel meno spesso vive il di più.

lunedì 22 settembre 2008

Will Barras

Mi sono trovato tra le mani la copertina di questa rivista che mi ha subito incuriosito. Sono andato in rete e ho scoperto che l'autore del disegno, tale Will Barras, è strafamoso:
Will Barras nasce a Birmingham nel 1973. A 18 anni si trasferisce a Bristol per studiare Graphic Design. Inizia a disegnare durante la lunga fase di lavori part-time. Dopo essere stato incluso nel libro dedicato alla famosa Scrawl Collective, una collettiva inglese di artisti, Will Barras, inizia a lavorare come artista. Ha esposto in gallerie d'Europa , Usa e Giappone e tuttora e' Art director di -Bermuda shorts', una Casa di produzione pubblicitaria londinese. L'anno scorso ha partecipato alla mostra -Wooster On Spring' a NY, dove una gran folla ha aspettato 5 ore in fila per poterla vedere.
Recentemente e' stato invitato a partecipare alle fiere dell'arte Art Basel Miami e Scope NY e ha realizzato la sua prima mostra personale a Londra presso la STOLENSPACE gallery.
Barras e' l'artista degli artisti! La sua fantasia, le fluide composizioni di colore, le sue linee e la sua immaginazione, creano immagini uniche, sia astratte che figurative. L'artista riesce a rappresentare soggetti -familiari' in maniera psichedelica, proiettando l'immagine in una nuova dimensione spazio temporale.
Will Barras e' un artista emotivo, spontaneo, i suoi esperimenti possono durare giorni e giorni. I suoi dipinti nascono dopo un viaggio dove l'artista cambia spesso direzione come se l'unica cosa importante fosse la fluidità e l'esplorazion
e.

Il bello è che la copertina mi aveva incuriosito perché il disegno era fatto con i piedi! E sopra, nell'immagine di destra, do dimostrazione della cosa.
Mi chiedo: Il signor Barras si sarà accorto di quella mano così sproporzionata? Aveva sonno quella mattina? Dove stiamo andando se un disegno così finisce in copertina?

martedì 2 settembre 2008

Un disegnatore di vermiglioni (http://www.quiff.it/) mi chiede quanto tempo ci ho messo a fare questo spot animato. A me è tornata in mente la vecchia barzelletta dell'uomo con la Jeep che attraversa il deserto. L'auto si ferma, è guasta, fa un caldo bestiale. Arriva il vecchietto del soccorso, apre il cofano, guarda, pensa, poi tira fuori un martello e da una martellata al motore. L'auto si rimette subito in moto. Il propietario della jeep chiede quant'è, quanti soldi gli costerà la riparazione. Il vecchietto dice: 10.000 dollari. Il proprietario della jeep salta in aria: - diecimila dollari per una martellata?!?
Il vecchietto risponde: - No, la martellata è gratis... è sapere dove esattamente darla che costa 10.000 dollari...

Io amo questa barzelletta. L'adoro.

A fare questo spot ci ho messo circa 60 ore, più 8 ore di suoni e sincronizzazioni varie, più 2 di sala di montaggio.

La scenografia iniziale di casa palmiro l'avevo già, così quella finale (un'altra inquadratura dello stesso appartamento), realizzata 267 anni fa da giovani talenti, alcuni dei quali hanno dato vita a Cartobaleno (http://www.cartobaleno.it/).

Se ci fosse stato un po' di budget in più, su quei freghi del tunnel, ci avrei passato ancora molte ore e molto volentieri, ma a una cert'ora bisogna smettere. Spegnere tutto e andare aletto. Buonanotte.

lunedì 1 settembre 2008

Una cosa chiamata "suicidio"

"10 settembre - Giornata Mondiale per la Prevenzione del suicidio"
Spot animato - durata: 1' 30'' (90 secondi)
Centro per lo Studio e per la Prevenzione dei Disturbi dell'Umore e del Suicidio.
Ospedale S. Andrea - Roma.
http://www.prevenireilsuicidio.it/
© 2008 by Sauro Ciantini


Evitando di scendere in particolari tecnici posso dire di aver usato lo stile più semplice e antico del mondo, quello che fu alla base del primo cartone animato realizzato dall’uomo: il disegno fotogramma dopo fotogramma. Seguendo una via, frutto di una scelta fatta professionalmente molti anni fa, che passa attraversi tre punti spesso irraggiungibili: sintesi, semplicità, e chiarezza.
Una ricetta semplicissima che in tempi di grandi effetti speciali, può assomigliare a quella di arrivare in calesse, a un grande raduno della Formula Uno.
Se proprio dovessi essere costretto a stupire qualcuno, scomoderei allora una cosa che si chiama: “Espressionismo”.
Capisco bene che l’uso di un termine così importante può apparire del tutto fuori luogo.
Perché scomodare addirittura la Storia dell’Arte per un oggetto come un cartone animato, di appena un minuto e quaranta secondi?
Infatti non lo farò, dico solo che il linguaggio espressionista si basa sull'uso di colori violenti e innaturali (il nero del tunnel nel quale si trova prigioniero Palmiro, il mare rosso sangue, l’erba velenosa verde marcio che nasce dalla parola: dolore mentale), le linee dure e spezzate (i graffi, le pennellate, il segno spontaneo e, all’apparenza, casuale). L’assenza di prospettiva classica: la scala che compare e poi si deforma in quella che si chiama “prospettiva esagerata”.
Gli spazi immaginari (ancora il tunnel), l'astrazione lirica e fantastica della realtà (ancora la scalinata, lo schizzo che bagna Palmiro e lascia una pozza rossa per terra), i fantasmi (quei piccoli ragni volanti), esseri indefiniti che scorrazzano sempre nell'animo buio e insondabile di chi ha paura.
Infine l’uso di suoni semplici quasi primitivi: il terrore del tuono e l’angoscia prodotta dall’ululato del lupo, perché in fondo siamo sì evoluti, ma restiamo sempre uomini delle caverne.

Naturalmente anche noi (io, il prof. Maurizio Pompili, ed il suo incredibile staff) ci siamo fatti degli scrupoli. Il suicidio è un argomento da brividi sulla pelle e spinoso come una patata bollente (?!). Abbiamo quindi cercato di limare il più possibile gli spigoli acuti del vero autentico “Espressionismo”, arrotondandolo, senza però perdere d'impatto e sostanza.
Ad esempio il rosso non è mai un rosso vivo, proprio per paura che su tutto quel nero e grigio risaltasse troppo: sfarfallasse, -come si dice in gergo-, diventando troppo violento.
Anche lo schizzo rosso, rosso perché prodotto da un mare color rosso, -metafora del gran numero di persone che perdono la vita con il suicidio-, è la cosa che mi piace di più di tutto lo spot, la cosa di cui vado più fiero.
Non c'è violenza in quell’attimo perché lo schizzo scorre come vera acqua marina sul corpo di Palmiro, e lo spettatore mentre è distratto da tutta quella morbidezza, vede però anche quel colore così inequivocabile che lo costringe a rimanere per un solo microsecondo in attesa (o stand by).
Se volessi usare parole che non capisco bene neanche io, direi che mentre la parte superficiale dello spettatore dice: quella è acqua perché si muove proprio come l’acqua, il rosso, da dietro le spalle, gli sussurra la verità, anche se ormai è troppo tardi perché siamo già passati nella scena successiva.
Se ad esempio togliessimo il rosso a quello schizzo, -poniamo il caso perché a qualcuno desse fastidio-, toglieremmo anche quel pizzico di violenza che un gesto come il suicidio si porta dietro e che sarebbe disonesto nascondere totalmente.
Le persone "normali", quelle che fortunatamente non hanno avuto esperienza diretta con questo problema, hanno diritto di provare quel brivido, glielo dobbiamo se vogliamo che anche loro siano finalmente sensibili a questo grave problema.

Mi hanno chiesto il perché, alla fine dello spot, Palmiro sia festeggiato solo da oggetti.
Ovviamente quegli oggetti rappresentano le sue cose, il suo mondo, e quindi tutto mi sembra abbia una logica.
Dopo però mi si è accesa una lucina in testa: quella domanda mi ha fatto notare non tanto quello che c’è ma quello in realtà manca, esattamente chi manca in quel bel momento di festa ma la soluzione me la tengo stretta per me.

Lo spot dura esattamente 90 secondi. A conferma come nel piccolo, spesso ci sta il grande, e che il poco, nasconda a volte il tanto.
Compresa passione e divertimento.

(l'immagine di questo post è la prima pietra di ogni progetto: lo schizzo. Quattro freghi che contengono già tutto quanto. Il resto è solo mestiere.)

martedì 19 agosto 2008

Un Gentile Autore, non più giovanissimo, ma sempre talentuoso, ha osato chiedere maggiori delucidazioni e allora, mentre il caffè sale, scrivo altre due bischerate giusto per accontentarlo.
Lo spot è realizzato con Flash ma NON con tutti quei meccanismi automatici che hanno fatto vivere e ingrassare a dismisura i giovani grafici del Web dalla comparsa di questo meraviglioso programma.
Gente che disegnava un semplice quadratino, a volte a fatica, cedendo alle lusinghe del copia e incolla truffaldino, e con varie funzioni "magiche" (utility) ti faceva diventare quel quadrangolo regolare con i lati e gli angoli uguali, un'animazione (scritte che zompano di qua e di là, e che poi spariscono e ricompaiono, stelline o foto che frullano sul proprio asse, colori che vanno e vengono). Un tripudio con poco. Delle nozze sfarzose con i fichi secchi. Ma a dire così sembro molto più vecchio e inacidito di quello che sono. Invece per mia natura, metto su il CD "The melody at Night, with you" di Keith Jarrett, avvio con un soffio il "Mobile" di Calder (una rozza imitazione) che mi gira sul capo, e la penna elettronica comincia a far freghi e ghiribizzi. Il mondo sembra subito migliore, l'aria più fresca, e tutto appare semplicemente meraviglioso.

lunedì 18 agosto 2008

Ormai siamo a un tiro di schioppo!
Lo spot Tv di Palmiro sta per essere ultimato. Manca solo il montaggio.
"Lo spot de che'?" si chiederanno i milioni di fans Palmiriani sul pianeta che non c'è.
Calma.
Questo è solo una piccola anteprima. Lo spot avrà la durata di un minuto. Un minuto animato frame dopo frame alla vecchia maniera. Freghi, scarabocchi, graffi, e tanto olio di gomito per sciogliere i colori a olio, aceto balsamico, e sale Jodato.
Alcuni scenari casalinghi di Palmiro (davvero Holliwoodiani), fanno parte di un progetto che nel 2018, -esattamente due giorni dopo l'impatto del Grande Meteorite-, si concretizzerà in un grande immane cartoon di Palmiro & C.
Ma per adesso accontentiamoci di questi 60 secondi.
A questo florilegio di scenari lavorarono dei giovani ma già talentuosi, David Berrettini, Elena Castellani, Matteo Cellai, Federica.... Per mille diavoli! Non ricordo più il nome di quell'incredibile "ragazzina" di Cortona!
Il tempo è un gran birbone.
Se non ci avete capito nulla mi sembra più che ovvio, perché son storie di altri tempi.
Per adesso accontentatevi.

lunedì 30 giugno 2008

Palmiro on the web!



Per colpa di questi due tipi qui, infidi e simpatici come il Gatto e la Volpe!, ho dovuto disotterrare il baule di Palmiro, rispolverare i 789.000 disegni di questa piccola caccola nera, e riaffrontare il passato. Che non è mai una cosa facile.

Nietzsche affermava che “ogni artista non ha a disposizione soltanto la propria intelligenza, ma anche quella dei suoi amici”. Quindi: Speriamo bene e buona lettura.

http://blogcomicstrip.blogspot.com/

lunedì 19 maggio 2008

La seconda presentazione fiorentina di StRRRippit! è avvenuta! Nella bella libreria La cité di Firenze, dove leggere, bere, parlare, ascoltare e suonare, sembra la cosa più naturale del mondo!
La presentazione anche questa volta è stata molto piacevole e ricca di colpi di scena, specie quando Silvana (il nostro amato Editore), si è tolta gli stivaloni in pelle, -quelli col tacco stratosferico e gli speroni d'argento (per conficcarli nel cuore dei vampiri)-, e, scalza, si è seduta dietro la batteria e ha improvvisato un "a solo" di ben 23 minuti degno dei migliori gruppi degli anni '70! Sulle note di un "Tutti morimmo a stento" dell'eterno De André rivisitato in stile Hardcore. Un'autentica figata. A quel punto il Gab si è tolto la camicia "alla Scarface" e, a torso nudo e collanina girocollo in legno di tek, ha fatto anche lui il suo "a solo" con il pennarello nero superdotato che si porta sempre dietro. Insomma: come sempre, peccato per chi non c'era! Specialmente alle 1 di notte, dopo una cena uscita pari pari da un film tra Fellini e Alvaro Vitali, alias Pierino, quando Lido Contemori, -stordito dai crostini e dalla finocchiona-, in attesa dell'1A, si è impennato in un incredibile monologo di antropologia culturale con venature socio-storico-politiche e filosofiche, davanti alla chiesa di Santa Maria Novella, sul perchè l'Italia sia quel che sia.Il giorno dopo io e Max Olla, ancora storditi, ci siamo persi (veramente!) per le montagne del Casentino in cerca di un eremita nomato Giuseppe Scapigliati, che vive nudo e scalzo, in una grotta, mangiando strisce originale di Krazy Kat.Con lui abbiamo visitato il bel Museo della Striscia di Poppi. Fatto così bene che sembra stato fatto oltralpe!
Poppi come la nuova Angoulême Casentinese?